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Ugo Nespolo ad Alassio

Comune di Alassio
Assessorati alla Cultura e al Turismo
Ex Chiesa Anglicana di Alassio

Ugo Nespolo.
Nespocracy.
19 febbraio – 3 aprile 2011

a cura di Nicola Davide Angerame

inaugurazione sabato 19 febbraio 2011 ore 18,30
sarà presente l’artista
a seguire proiezione video di Ugo Nespolo e rinfresco

a seguire ore 21,15 concerto inaugurale

di Eleonora Mantovani

un progetto Whitelabs.Culture in progress – Milano

Ingresso libero

Catalogo in galleria
Orari di apertura: da giovedì a domenica   ore 15 -19
Via Adelasia 10 - Alassio (dietro stazione ferroviaria)

comunicato stampa

“Ironia è la scappatoia che io uso costantemente per accedere, senza precipitare, al mondo delle forme già note, persino alla sfera del “tradizionale”, con il trucco della citazione”.
Ugo Nespolo

Molta avanguardia storica e quelle che a essa si sono poi ispirate hanno messo in atto un’enorme diffidenza verso tutto quello che era legato alla maestria dell’artista. Ora, se da un lato assistiamo alla ripetizione pedissequa di quel luogo comune con un certo trionfalismo in quella che io chiamo l’arte del regime, dall’altro si assiste alla riscoperta di una certa maestria, e non parlo soltanto del semplice fatto tecnico.
Ugo Nespolo

S’inaugura sabato 19 febbraio 2011, alle ore 18 presso la Ex Chiesa Anglicana di Alassio, la mostra personale di Ugo Nespolo dal titolo “Nespocracy”. Seguirà un concerto dedicato all’artista eseguito dalla pianista alassina Eleonora Mantovani. Organizzata dall’Ex Chiesa Anglicana per conto dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Alassio, questa mostra è curata da Nicola Davide Angerame e presenta un’attenta selezione di circa 20 grandi opere che coprono l’arco produttivo di Ugo Nespolo. La mostra presenta anche una serie di 11 film d’artista, cortometraggi, girati negli anni Sessanta e Settanta. La mostra è in collaborazione con l’Associazione Whitelabs.Culture in progress.
La mostra resterà aperta fino al 3 aprile 2011, con ingresso libero, catalogo in galleria e orari di apertura: da giovedì a domenica: ore 15 - 19
(Ex Chiesa Anglicana di Alassio - Via Adelasia 10, Alassio – dietro stazione ferroviaria).

 

“La mostra di Ugo Nespolo – spiega Monica Zioni, Assessore alla Cultura e al Turismo di Alassio – è un evento unico per Alassio poiché permette di presentare alcune grandi opere, storiche e recenti, di una delle figure decisiva dell’arte pop italiana. Artista che vanta collaborazioni eccellenti e continuative con alcune delle più grandi aziende italiane ed internazionali: da Fiat a Campari (di cui ha appena curato il megamanifesto della stazione Centrale di Milano), da Trenitalia a Brooksfield, fino ai trasporti torinesi per i quali ha curato l’allestimento artistico delle fermate della nuova metropolitana. Nespolo è una figura d'artista per molti versi singolare. Nasce con gli amici artisti torinesi dell’Arte Povera, con i quali fa le sue prime esposizioni, ma presto prende una strada più colorata e giocosa, più legata all’esperienza estetica della pop art e di un Futurismo tutto italiano che lui assorbe dal suo maestro putativo: Fortunato Depero. Con lui condivide la passione per l’arte applicata agli oggetti e al design. Questa mostra è importante anche perché propone undici cortometraggi diretti da Nespolo negli Settanta, già invitati al Centre Pompidou di Parigi e testimoni della rara capacità creativa di Nespolo di sposare diverse discipline, tutte ben rappresentate nel suo studio torinese, dove l’artista ha ricreato una novella Factory dei nostri tempi, meno underground di quella fondata da Andy Warhol a New York, e con un forte stile sabaudo che lo contraddistingue”.

 

 

“La vicenda creativa di Ugo Nespolo - spiega il curatore della mostra Nicola Davide Angerame – è stata singolare almeno quanto singolare è la persona di Nespolo. Il suo corpo minuto ed agile è come scosso da una forza primaria che è insieme edonistica e creativa, ma anche apollinea e organizzativa: imprenditoriale. Nespolo compare sulla scena dell’arte negli Anni Sessanta. L’amico Alighiero Boetti lo pone nella sua celebre lista di nomi d’artisti (tutti amici e gravitanti attorno alla galleria di Gian Enzo Sperone) che poi diventeranno i rappresentanti internazionali dell’Arte Povera, legata ai movimenti sociali e politici di emancipazione e di ribellione.  Ma l’amore per il lavoro espresso da Fortunato Depero ha la meglio e Nespolo diventa presto il più intenso maestro del colore, usandolo vivacemente nelle sue tessere di legno che vanno a ricostruire immagini del mondo che lo circonda. Diventa così una sorta di mosaicista contemporaneo laico, cantore di una società che non vuole giudicare ma ritrarre con gioia, lasciando al suo pubblico il beneficio di fruire di un’arte che, come la definisce Stendhal, si pone di fronte a noi come “promessa di felicità”.

 

La mostra propone una selezione di circa 20 grandi opere, realizzate tra gli anni Ottanta e oggi e 11 film d’artista girati da Nespolo tra la fine degli anni Sessanta e gli anni 2000.
Nespolo è legato alla Liguria dall’amicizia di lungo coro con Antonio Ricci, che per lui ha scritto un testo speculativo e ironico sul museo. Nespolo ha lavorato con Edoardo Sanguineti, che recita in Film-a-To del 2001 e scrive il successivo Superglance. Sanguineti gli ha dedicato una poesia intitolata Nespoleide. Furio Colombo lo ha accostato a Italo Calvino, alla sua “leggerezza”. Nespolo visita spesso Alassio e ora vi giunge come ospite in una mostra che ne rappresenta i classici lavori di intarsio, con accenni alla celebratissima serie dei Musei, opere ormai introvabili che Nespolo ha dedicato ai musei più importanti del mondo, ripercorrendo la storia dell’arte moderna con degli scorci sugli interni dei musei e sulle opere che hanno fatto la storia dell’arte dell’ultimo secolo. In tal modo Nespolo rende omaggio, ma soprattutto trasforma nel proprio linguaggio una storia dell’arte che lo vede outsider, giocoso protagonista di un’arte “pubblicitaria” perché pubblica, “dalla parte” di chi guarda, rivolta alla gioia dell’occhio. Di concettuale vi è la “citazione”, la pratica post-moderna per eccellenza. L’“appropriazione” (che da Duchamp giunge a Warhol) segna tutta l’arte in un modo o nell’altro e dagli anni Ottanta in poi diventa per alcuni pittori una pratica imprescindibile. L’arte di Nespolo si distingue da quella della neoavanguardia perché, dice il filosofo torinese Gianni Vattimo è un’arte “abitabile”, fatta di maestria tecnica. Vattimo la distingue dall’arte invece giocata sullo “spaesamento”, talmente concettuale da essere assimilabile all’idea di “brevetto”. Per Marco Vallora è una “filastrocca”, e Nespolo è un Pierino. Decine di critici d’arte, e tutti i più importanti, si sono misurati con l’arte di Nespolo, vedendo in lui un artista fuori dagli schemi, dotato di un’arte alternativa e di un modus operandi originale. Nespolo ringrazia e cita come suo maestro Fortunato Depero.

 

Analisi di alcune opere presenti in mostra

In Scheda di interfaccia, (Acrilici su legno, 1997), Nespolo esalta la propria ironia ritraendo uno dei componenti del computer come se fosse una “scheda di facce”, quindi applicando una logica interpretativa tribale e brutale nei confronti del linguaggio della tecnologia più avanzata. Da buon semiologo qual è, Nespolo opera seriamente un discorso sul linguaggio usando lo scherzo, l’ironia, il colore, al limite anche la naiveté, che nelle sue mani è una fonte inesauribile di spostamenti di significato.

Ne I bei gesti (Acrilici su legno 1999), Nespolo usa come titolo l’idea del “beau geste” romantico e francese, calandoci nell’idea di un mondo fatto di “anime belle”. Ma il Pierino, come lo definisce Marco Vallora, è in agguato e pronto a mostrare un interno di galleria dalle pareti ricche di opere in bella mostra. Quest’opera si lega alla celebre serie degli intarsi colorati dedicati ai Musei, in cui Nespolo usa toni polemici fortissimi nei confronti dei più grandi musei del mondo (dal Guggenheim al Centre Pompidou), ma lo fa con l’allegria del colore, la profondità prospettica e luminosa offerte inaspettatamente dai suoi “puzzle” come li chiama lui in gergo pop.

In Made in Italy 46 (Tecnica mista e acetato, 2010) Nespolo cita le serigrafie di Warhol, ma lo fa con una tecnica propria, più alla Mario Schifano, lavorando su acetato e proponendo una Ferrari, il numero di Valentino Rossi 46, il cavallino rampante e una Cinquecento Fiat. La pop art iconica americna incontra il suo lato più caldo e manuale della pop art italiana. Un’opera che sintetizza decenni di storia dell’arte.

Italia d’azzardo quadri, (Acrilici e serigrafia 2010) è una delle quattro opere in cui Nespolo riprende tutti i semi delle carte da gioco usandoli per ritrarre lo stivale su una massa di fogli di quotidiani posti in collage. Il senso è quello di proporre (sempre come un gioco, in questo caso d’azzardo) una prova di arte civile, impegnata a riflettere sull’identità della propria nazione, come già ha fatto Fabro, con i suoi celebri stivali in cui la sagoma dell’Italia viene capovolta e appesa ai soffitti. Qui Nespolo mostra una delle sue peculiarità: la grande libertà ideativa che passa da molti punti contemporaneamente, usando molto anche insegnamenti di artisti come Enrico Baj, Bruno Munari, AldoMondino e altri esponenti di un’arte “ideativa” e non ideologica.

 

Estratto dalla Antologia critica

Edoardo Sanguineti
Nespoleide
“6435 / più 9/10, e poi 6/10, / moltiplicato per 42, / fa 270.000, 3 / 110, e poi virgola, e poi 30 / 2 (il 1° numero è rosso, il 2° / è verde, il x è blu, ma il risultato / è ancora verde, e le virgole sono / ancora blu, l’operazione è in rosso): / chi vola vola (as time), ma sta in lavagna: / e adesso ricomincio la mia lagna”.

Antonio Ricci
L'illusione della libertà
Sono contfrario al restauro dell'arte moderna, che ha il suo bello nel decomporsi; ho contestato al mio amico Renzo Piano il restauro del Centro Pompidou, perché le opere tumulate nei musei diventano oggetti morti; Un giuggiolone che vuole autogratificare la propria falsa coscienza visitando una mostra d'arte deve rischiare un po', deve vivere emozioni forti con frane, crolli, bradisismi, scale mobili impazzite, vetrate che vengono giù. Pensate che bello poter vedere dalla piazza del Beaubourg delle persone imprigionate da giorni nei tunnel di vetro gridare inutilmente aiuto…, altro che "Urlo" di Munch.
E che gratificazione per quei visitatori "essere un'opera d'arte".
"Brûlez le Louvre" si gridava un tempo. Poi si è scoperto che sarebbe stato comunque un'opera d'arte: un'enorme "Conbustione" di Burri.
E visto che ormai i musei dobbiamo tenerceli, cerchiamo almeno di renderli vivi e funzionali. Assenzio e oppiacei al punto ristoro; proibita la vendita della tazzina con decalcomania di Miró e t/shirt con riproduzione post/impressionista che fa tanto vacanze intelligenti e altri gadgets che servono solo a titillare un feticismo grottesco.
Chi visita un museo prova due pulsioni irrefrenabili:
            rubare un'opera d'arte;
            sfregiare un'opera d'arte.
Bisogna cercare di esaltare queste voglie, spesso inconfessate, che creano nei frequentatori frustrazioni e noia.
Ogni mille visitatori viene estratto a sorte un fortunato da condurre nell'apposita "Sala dei Desideri”. Si tratta di una specie di roulette russa: alle pareti ci sono dodici quadri falsi e uno vero. Il fortunato può scegliere se rubare o sfregiare un capolavoro. Se azzecca quello vero vince, se sfregia o ruba un falso intervengono immediatamente quattro energumeni che cominciano a prenderlo a calci e pugni.
Pesto e sanguinante viene poi portato a fare da modello nell'atelier dove si falsificano i Bacon.
Il tutto naturalmente ripreso dalle telecamere a circuito chiuso, che diffondono l'avvenimento sugli schermi posti in ogni sala per la gioia di tutti i visitatori.
Bisognerebbe anche cambiare quanto di funebre e museale c'è nelle nostre città.
L'Italia è piena di orripilanti monumenti ai partigiani. Il fatto è che gli scultori sono per lo più trucidi superomisti di provata fede nazifacista che si divertono a oltraggiare la Resistenza. A me non piacciono tutte le cose che stanno sopra un piedistallo e in genere non amo molto i monumenti. Mi incuriosisce magari vederli una volta, ma il monumento lo trova quasi sempre un atto di violenza verso il cittadino, è antidemocratico, è un'imposizione estetica che non condivido.
Io sono dalla parte dei piccioni, che alterano e rendono meno retorico qualsiasi monumento, cambiandolo e vivificandolo, anche a forza di guano. Si parla tanto male della televisione, ma almeno c'è un telecomando che fa cambiare canale, che dà l'illusione della libertà.
A volte una delle spinte all'emigrazione è dovuta al fatti di trovarsi davanti sempre lo stesso monumento. Dovrebbe esserci un telecomando dato dal sindaco col quale uno, uscendo di casa, possa cambiarsi tre o quattro monumenti. Non mi si venga a parlare di installare dei mobiles: sono solo monumenti normali col morbo di Parkinson.

Furio Colombo
Contro ogni apparenza Nespolo non è un pittore figurativo della realtà. Il clima di gioco e i toni di fiaba non devono essere sottovalutati. Nespolo usa le forme (ombre, sagome, silhouettes, figure umane, definizioni di spazi in interni) al modo in cui Calvino usa il linguaggio, ingannevole realismo prodotto in laboratorio per un genere di alto artificio. Calvino, lo sappiamo, ha in mente un paesaggio di concetti e li camuffa di narrazione. Narrativo è il suo aggancio, il treno che muove la storia, che però non è una storia di eventi.

Nicola Davide Angerame
“Ugo Nespolo è un funambolo dell’arte. La folla di gente compassata e timorosa del suo cadere, che lui guarda da lontano, lo diverte e lo spinge a fare linguacce e fingere di scivolare. Solo per vedere l’effetto che fa, ma anche per far provare a se stesso il brivido della solitudine”.

Marco Vallora sulla serie Musei e sulla verve polemica di Nespolo
C’è tutto Ugo Nespolo, in fondo, in questa dissacrante tiritera: quel suo voler rifare l’Arte Maggiore con l’ironia casalinga di ago e filo, quel suo scoperto programma di doppiare il Museo con la tela d’arazzo ed il legno ad incastro. Ed anche, spesso, uno schizzo “sfuggito” di pedagogia palazzeschiana: “Provateci tutti / con seta eccottone / non costa poi molto / è una grancollezione.” Lasciateci divertire così, con l’arte miliardaria: tanto vale frullarsela in casa (sarà il caso di svelare quei sacri nomi traslitterati alla casalinga? Bruce Nauman, Darboven, Yves Klein, Ben Vautier, Warhol e Lichtenstein?). Non che Nespolo li sprezzi, semplicemente conosce bene quali sono i meccanismi del potere e ci spara volentieri contro, scherzando.
(…) A differenza di altri colleghi equilibristi Nespolo ha la dote della chiarezza, del coraggio. Non si preoccupa di mitragliare “il sistema lobbistico museale”: che lui identifica soprattutto nel Castello di Rivoli (“meta di rarissimi pellegrinaggi di masochisti”), nella sacralizzazione dell’arte povera e nei vituperati padrini di quella squadriglia: “Feudo di un qualche principe nordico come Rudi von Fuchs o ligure-newyorkese come Germy Celant. Io lo chiamo il sistema dei ‘Corpulenti Angeli Sterminatori’ che promuove il nulla in forma di creazione, il già visto in forma di ufficialità.”
Le tesi sono in fondo quelle di Jean Clair, di Robert Hughes, di Tom Wolfe (citato). “Che dire di un’arte che si professa d’avanguardia ma che è al tempo stesso l’arte dell’ufficialità? Essa nasce infatti nel Museo col patrocinio di congregazioni di Amici del Museo capeggiate da patronesse e da capitani d’industria. È un’arte che ambisce all’eversione ma che adora il sistema... una guerriglia da salotto. Solo così si spiega l’adorazione sacrale di alcuni jet-setters per le fascine ed il catrame, sassi ingrassati, bombolette (accese) del camping gas.” Nondimeno, le contese tra “Bolliti e Celants” sono “proprio la mimesi del clientelismo politico corrente”, col “signorsì delle riviste d’arte del regime”.

Gillo Dorfles
Osserviamo, allora, questi brillanti cartelloni di Ugo Nespolo: sono senz’altro sullo stesso “piano” – stilistico, e inventivo – di tanti suoi dipinti pazientemente costruiti con la tecnica dell’intarsio. Anzi, persino l’effetto-puzzle, così caratteristico, è presente in molti di essi; e si capisce perché: perché ormai questo modo di comporre le immagini è entrato nel sistema creativo dell’artista e lo “obbliga” a costruire il suo corteo di figure come i bambini costruiscono i loro castelli col lego, il “baukasten” o il meccano.
Certo, si potrà obiettare che molti dei cartelloni di Nespolo sono ideati e realizzati per “promuovere” le sue stesse mostre e molte manifestazioni decisamente culturali (dunque più vicine a operazioni artistiche “vere e proprie”), come concerti, convegni ecc. Tanto meglio, dunque; vuol dire che la “pubblicità” – troppo vilipesa per il suo utilitarismo e accusata perché ci obbliga a comprare dei prodotti che molto spesso non ci servono – può valere anche per propagandare un concerto, un’opera lirica, un libro, un congresso scientifico.

 

Vittorio Fagone
Sono anni che Nespolo smonta i processi dell’avanguardia senza però compiere una operazione regressiva, anzi azzardando ogni volta un sorpasso nella doppia direzione in cui oggi si dà un’autentica opera di ricerca: l’innovazione di un campo di immagini significanti, l’apertura a un diretto spazio di comunicazione sociale. Egli critica l’avanguardia ma ne assorbe le strategie, le possibilità di espansione, i vivaci rimbalzi a ciclo aperto.
Ugo Nespolo costituisce un caso singolare nel panorama dell’arte italiana contemporanea. Egli scavalca di continuo il confine tra ricerca visuale ed espansioni decorative di una rappresentazione fortemente individuata dentro una coerente chiave stilistica.

 

Vittorio Sgarbi
Esploratore dell'arte in tutte le sue possibili applicazioni, dalle più colte (il periodo concettuale) alle più popolari (la televisione), dalla grafica pubblicitaria al cinema sperimentale, dalla scenografia teatrale alla produzione industriale, Nespolo si è sempre sforzato di considerare il campo estetico in un rapporto di stretta e imprescindibile integrazione con la vita moderna.

 

I FILM
La mostra espone anche 11 cortometraggi che Nespolo gira negli anni Settanta e che vengono così definiti dal critico cinematografico Marco Giusti: “Certo. Allora si poteva fare cinema con tutto. O quasi. O quasi-cinema. (…) Ma chi non cercava, allora, un nuovo linguaggio o non aveva una sua poetica? Forse proprio per quello bastava riprendere i volti degli amici del tempo per fare del cinema, o dell’arte, o della poesia (…) La nostra visione, a quarant’anni di distanza, ci mostra quanto fossero coscienti della propria ricchezza e ricchi della loro ingenua freschezza gli artisti della nostra avanguardia negli anni ’60. E quanto fosse importante, alla fine per tutti, quella “scoperta del cinema” tentata, ad esempio, da Ugo Nespolo e vissuta, fin da allora, come parte integrante sia della poetica di un gruppo che della sua poetica artistica personale. E quindi difficilmente separabile dalla sua produzione d’arte, che finisce per inglobare lì oggetti e soggetti del suo cinema”.    
Per Giusti il cinema di Nespolo vive “il puro piacere del ritrovamento frammentario delle opere e dei volti di certi artisti, galleristi, critici, amici in quella Torino magica della metà degli anni ’60”. Il cinema di Nespolo mostra: “un Lucio Fontana attore in una lettura deamicisiana a colori, La galante avventura del cavaliere dal lieto volto (1966), che unisce al cinema sperimentale americano visto in quegli anni la lezione del muto piemontese degli esordi. Riprende i neon di Merz a colori, “Neonmerzare” (1967), come se formassero un film animato. Costruisce come una performance il vernissage di una mostra storica di Alighiero Boetti a Torino nella Galleria Christian Stein, “ Boettibianchenero” (1968). Filma come una comica l’esibizione artistico-culinaria di un amico gallerista, Tucci Rosso, nell’ahimé perduto “Tucci – Ucci” (1968). Riprende il guru Allen Ginsberg in missione a Torino, “A.G.” (1968). Ci mostra Michelangelo Pistoletto in viaggio con la sua Sfera fatta di giornali per le vie di Torino in uno dei documenti più belli dell’Arte Povera che ce ne conserva tutta la sua forza e allegria, “Buongiorno, Michelangelo” (1968-69). Ovviamente costruisce film di ricerca più personali, come “Le gote in fiamme” (1967). Tutto questo in due-tre anni fondamentali per il nostro paese e per la nuova avanguardia italiana, mentre sotto ai nostri occhi passa di tutto, il ‘68, la digestione di Godard, la rilettura di Rossellini, l’arrivo di Glauber Rocha in Italia, il cinema e i film di Bertolucci, Bellocchio, Leone, Bene, Pasolini, il “Satyricon” di Fellini. Il nostro cinema sperimentale, Schifano, Grifi, Leonardi, Bargellini è in qualche modo schiacciato dalla presenza di cineasti così forti e deve percorrere strade, soprattutto distributive, marginali. Anche perché chi cerca strade diverse, come Sandro Franchina, che fa del suo primo film, “Morire gratis” (1967), interpretato da Franco Angeli, un road movie ambientato nell’Italia del mondo dell’arte, finisce per frantumarsi contro la critica militante del tempo che bolla l’operazione come non politica, e ne decreta la morte distributiva. Ma in genere, Schifano a parte (e, in fondo, neanche lui), il nostro cinema d’arte rimane più o meno un oggetto non definibile. Non adatto ai festival, non adatto alla tv. Per nulla amato dal mondo del cinema, che ne vede una carica negativa nella sua non ideologia politica, nella sua non scrittura tradizionale. E, in fondo, poco utilizzabile anche nel mondo dell’arte, non ancora esponibile nelle Biennali e nelle grandi mostre nazionali. Non ancora vendibile come film-opera. Non ancora diventato “video”. Per giunta, orrore degli orrori, reo della massima colpa: la contaminazione. In un mondo dove, specialmente dopo il ’68, non era più possibile muoversi tra cinema e arte, pubblicità e arte, tv e arte. O di qua o di là. Il sistema culturale italiano non era, e non è mai stato molto elastico. Così nessuno, tra i giovani critici cinematografici di allora (mi sbaglio?), vide questi lavori, e pochi tra i giovani critici d’arte li accettò come opere. Insomma o fai del cinema o fai dell’arte. Non puoi mescolare le carte coi collage (mentali-intellettuali). Anche per questo le grandi esperienze di quasi-cinema di Nespolo, come di Pascali e dello stesso Schifano, si fermano più o meno lì, nel vortice meraviglioso degli anni ’60.
  Nespolo porterà avanti nei ’70 degli esperimenti di cinema d’artista più legati alla propria opera e meno legati a un gruppo, meno, diciamo da cine-occhio militante. Pensiamo ai notevoli “Un supermaschio” (1975-76), “Andare a Roma” (1976), “Il faticoso tempo della sicurezza” (1978), “Le porte girevoli” (1982), che dimostrano il desiderio di costruire una propria poetica cinematografica continuando a rileggere assieme il mondo dell’arte e quello del cinema. Ma è evidente che molto è cambiato dello scenario, soprattutto artistico, della Torino degli anni ’60 e di quel continuo scambio di sguardi che allora era possibile. Per di più non esisteva più la poetica del cinema fatto con la 16 mm. La nascita del video, inoltre, complicava le cose, soprattutto da un punto di vista teorico, pur moltiplicando le possibilità. Proprio gli schematismi dei mondi del cinema, dell’arte, e infine del video, sembrano limitare i desideri di sconfinare dai propri territori di artisti non regolari, non etichettabili come Nespolo. Bloccandone così uno degli aspetti più forti e davvero irregolari, cioè l’allegria. La capacità di spostarsi da un piano all’altro della macchina da presa, di giocare con le proprie immagini.
  Quel che resta, però, non è poco. E’ il corpo, ancora intatto, pulsante, di un cineasta-cineartista che cerca di mettere in scena il suo stesso processo creativo, spesso toccando-sfiorando-filmando altri corpi dello stesso tipo. E’ cinema.

Lista dei film esposti

La galante avventura del cavaliere dal lieto volto
Italia, 1966-67, 16mm, colore, 8’44”
regia e fotografia: Ugo Nespolo
montaggio: Ugo Nespolo
cast: Lucio Fontana, Enrico Baj, Renato Volpini, Carla Vignola, Daniela Chiaperotti, Giorgio Piana.

 

Le gote in fiamme
Italia, 1967, 16mm, colore, 3’
regia e fotografia: Ugo Nespolo
montaggio: Ugo Nespolo
cast: Daniela Chiaperotti

 

Neonmerzare
Italia, 1967, 16mm, colore, 2’14”
regia e fotografia: Ugo Nespolo

 

Boettinbianchenero
Italia, 1968, 16mm, b/n, 7’38”
regia e fotografia: Ugo Nespolo
cast: Alighiero Boetti

 

Buongiorno Michelangelo
Italia, 1968-69, 16mm, b/n, 10’35”
regia e fotografia: Ugo Nespolo
montaggio: Ugo Nespolo
cast: Michelangelo Pistoletto, Maria Pistoletto, Daniela Chiaperotti, Tommaso Trini, Daniela Palazzoli, Gianni Simonetti, Vasco Are, Gian Enzo Sperone, Gilberto Zorio.

 

Con-certo rituale
Italia, 1972-73, 16mm, colore, 18’32”
Regia: Ugo Nespolo
soggetto: Ugo Nespolo
sceneggiatura: Ugo Nespolo, Gianni Baratto
fotografia: Paolo Mussat Sartor
montaggio: Ugo Nespolo
musica: Roberto Musto
cast: Enrico Baj, Gianni Piacentino, Duilio Gambino, Armando Puglisi

 

Un Supermaschio
Italia, 1975-76, 16mm, colore, 23’
regia: Ugo Nespolo
soggetto: Ugo Nespolo
sceneggiatura: Ugo Nespolo
fotografia: Bruno Dreossi, Ugo Nespolo
montaggio: Bruno Dreossi, Ugo Nespolo
musica: Roberto Musto
cast: Galeno, Enrica Arnod, Liliana Berutto, Primo Doria, Mario Gramaglia, Marco Livio, Luigi Mainolfi, Mario Monge, Laura Remondino, Lidia Remondino, Antonmario Semolini, Tonci Violi
produzione: Antidogma Cinema

 

Andare a Roma
Italia, 1976, 16mm, colore, 25’
regia: Ugo Nespolo
soggetto: Ugo Nespolo
sceneggiatura: Ugo Nespolo
fotografia: Bruno Dreossi
montaggio: Bruno Dreossi, Ugo Nespolo
musica: Camarillo Brillo
cast: Galeno, Laura Di Masi
produzione: Antidogma Cinema

 

Le porte girevoli
Italia, 1982, 16mm, colore, 5’13”
regia: Ugo Nespolo
soggetto: Man Ray
sceneggiatura: Janus, Ugo Nespolo
fotografia: Bruno Dreossi
montaggio: Ugo Nespolo; Primo Dreossi
musica: Eric Satie
scenografia: Valerio Garbiero
cast: Daniela Muratori, Galeno
produzione: Antidogma Cinema

 

Time After Time
Italia, 1994, 16mm, colore, 4’32”
regia: Ugo Nespolo
soggetto e sceneggiatura: Ugo Nespolo
fotografia: Bruno Dreossi

 

Film-a-To
Un film di Ugo Nespolo con Edoardo Sanguineti
Italia, 2001, video, colore, 12’30”
regia: Ugo Nespolo
soggetto e sceneggiatura: Ugo Nespolo
fotografia: Bruno Dreossi
musica: Carlo Actis Dato
fotografo di scena: Claudio Marino
troupe: Andry Verga, Fabio Dreossi, Franco Perucca, Gabriele Deny, Riccardo Gillone

 

Superglance
Italia, 2007, video, colore, 7’20”
regia e soggetto: Ugo Nespolo
testo e voce: Edoardo Sanguineti
fotografia: Bruno Dreossi
musica: Carlo Actis Dato
organizzazione: Massimo Speranza
produzione: Cinespolo
 

Gli anni dell’avanguardia
Italia, 2008, video, colore, 2’40”
regia e fotografia: Ugo Nespolo
musica: Carlo Actis Dato

 

Nespolo Cinema
Italia, 2008, video, colore, 4’48”
regia e fotografia: Ugo Nespolo
musica: Carlo Actis Dato

 

E’ l’ora del Campari in Centrale
Italia, 2009, video, colore, 2’
regia e fotografia: Ugo Nespolo
realizzazione: La bottega dell’immagine

 

Campari 150
Italia, 2010, video, colore, 3’24”
regia e fotografia: Ugo Nespolo
realizzazione: La bottega dell’immagine

 

Biografia

Ugo Nespolo, nato a Mosso (Biella), si é diplomato all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino ed è laureato in Lettere Moderne. I suoi esordi nel panorama artistico italiano risalgono agli anni Sessanta, alla Pop Art, ai futuri concettuali e poveristi (mostre alla galleria il Punto di Remo Pastori, a Torino, e Galleria Schwarz di Milano). Mai legata in maniera assoluta ad un filone, la sua produzione si caratterizza subito per un’accentuata impronta ironica, trasgressiva, per un personale senso del divertimento che rappresenterà sempre una sorta di marchio di fabbrica.

Negli anni Settanta Nespolo si appropria di un secondo mezzo di espressione, il cinema: in particolare quello sperimentale, d’artista. Gli attori sono artisti amici, da Lucio Fontana a Enrico Baj, a Michelangelo Pistoletto. Ai suoi film hanno dedicato ampie rassegne istituzioni culturali come il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Philadelphia Museum of Modern Art, la Filmoteka Polska di Varsavia, la Galleria Civica d’Arte Moderna di Ferrara, il Museo Nazionale del Cinema di Torino, il Museo “Manege” di San Pietroburgo.

Gli anni Settanta rappresentano per Nespolo un passaggio fondamentale: vince il premio Bolaffi (1974), realizza il Museo (1975-’76), quadro di dieci metri di lunghezza che segna l’inizio di una vena mai esaurita di rilettura-scomposizione-reinvenzione dell’arte altrui. L’opera viene esposta per la prima volta nel 1976 al Museo Progressivo d’Arte Contemporanea di Livorno.
Negli anni Settanta inizia anche la sperimentazione con tecniche (ricamo, intarsio) e materiali inconsueti (alabastro, ebano, madreperla, avorio, porcellana, argento). Nasce L’albero dei cappelli, poi prodotto in serie come elemento d’arredo.

Gli anni Ottanta rappresentano il cuore del “periodo americano”: Ugo Nespolo trascorre parte dell’anno negli States e le strade, le vetrine, i venditori di hamburger di New York diventano i protagonisti dei suoi quadri. In questi anni si accumulano anche le esperienze nel settore dell’arte applicata: Nespolo è fedele al dettato delle avanguardie storiche di “portare l’arte nella vita” ed è convinto che l’artista contemporaneo debba varcare i confini dello specifico assegnato dai luoghi comuni tardoromantici. Lo testimoniano i circa 50 manifesti realizzati per esposizioni ed avvenimenti vari (tra gli altri, Azzurra, Il Salone Internazionale dell’Auto di Torino, la Federazione Nazionale della Vela), il calendario Rai dell’86, le scenografie per l’allestimento americano (Stamford) della Turandot di Busoni, le videosigle Rai (come “Indietro Tutta” con Renzo Arbore). Nell’86 Genova festeggia i vent’anni di attività artistica di Nespolo con la mostra antologica di Villa Croce La Bella Insofferenza.

Nel ‘90 il Comune di Milano gli dedica una mostra a Palazzo Reale. Dello stesso anno sono prestigiose collaborazioni artistiche come la campagna pubblicitaria per la Campari, le scenografie e i costumi del Don Chisciotte di Paisiello per il Teatro dell’Opera di Roma ed una esposizione di ceramiche - il nuovo interesse di Nespolo - nell’ambito della Biennale Internazionale della Ceramica e dell’Antiquariato al palazzo delle Esposizioni di Faenza.
Nel ‘91 partecipa in Giappone all’International Ceramic Festival, Ceramic World Shigaraki. L’anno successivo la Galleria Borghi & C. di New York ospita A Fine Intolerance, personale di dipinti e ceramiche.
Del ‘94 è una mostra di opere a soggetto cinematografico promossa alla Tour Fromage dalla Regione Valle d’Aosta. L’anno seguente Nespolo realizza scene e costumi per l’Elisir d’Amore di Donizetti per il Teatro dell’Opera di Roma, itinerante all'Opera di Parigi, Losanna, Liegi e Metz. Sempre del ‘95 sono l’antologica Casa d’Arte Nespolo al Palazzo della Permanente di Milano e la personale Pictura si instalatu di Bucarest a cura del Ministero alla Cultura romeno.
Nel ‘96 la personale Le Stanze dell’Arte alla Promotrice delle Belle Arti di Torino, viene organizzata dalla Regione Piemonte. Ancora nel '96 Ugo Nespolo assume la direzione artistica della Richard-Ginori. Nel 1997 il Museum of Fine Arts di La Valletta, Malta, gli dedica una personale. Nello stesso anno una mostra itinerante in America Latina: Buenos Aires (Museo Nacional de Bellas Artes), Cordoba (Centro de Arte Contemporaneo de Cordoba, Chateau Carreras), Mendoza (Museo Municipal de Arte Moderno de Mendoza) e Montevideo (Museo Nacional de Artes Visuales).

Inizia il '98 con la realizzazione del monumento “Lavorare, Lavorare, Lavorare, preferisco il rumore del mare” per la città di San Benedetto del Tronto e si avvia la collaborazione con la storica vetreria d'arte Barovier & Toso di Murano per la quale Nespolo crea una serie di opere da esporre a Palazzo Ducale di Venezia per "Aperto vetro", (Esposizione Internazionale del Vetro Contemporaneo). Seguono mostre personali di rilievo alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto ed alla XVII Biennale di Arte Contemporanea a cura del Comune di Alatri.

Si chiude il 1999 ed inizia il 2000 con “Nespolo + Napoli”, una mostra antologica che la Municipalità partenopea ospita al Palazzo Reale di Napoli.
Per l’Anno Giubilare Nespolo illustra un’edizione dell’Apocalisse (introduzione di Bruno Forte) di alto pregio, a tiratura limitata.

Nei primi mesi del 2001 torna al cinema con FILM/A/TO, interpretato da Edoardo Sanguineti e prodotto dall'Associazione Museo Nazionale del Cinema di Torino in occasione della retrospettiva "Turin, berceau du cinéma italien" al Centre Pompidou di Parigi. Un prestigioso evento autunnale: Storia di Musei (catalogo Umberto Allemandi) a cura della Galleria Marescalchi di Bologna. Mostra personale a Fukui all'interno della rassegna "Italia in Giappone 2001".

2002: Nespolo viene nominato consulente e coordinatore delle comunicazioni artistiche nelle stazioni della costruenda Metropolitana di Torino. Il Parco della Mandria di Venaria Reale ospita presso la Villa dei Laghi alcune sue sculture nell’ambito della mostra “Scultura internazionale a La Mandria”.

Intenso il programma per il 2003: l’Alitalia inaugura la nuova sede di New York con una personale di Nespolo; una mostra itinerante nei Paesi dell’Est: dalla Galleria d’Arte Moderna di Mosca, all’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo a Minsk (Museo Nazionale d’Arte Moderna) per proseguire poi in Lettonia (Riga, Galleria d’Arte Moderna). Una mostra personale all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. Durante il Festival del Cinema di Locarno due mostre personali: presso la sede del Festival e alla Galleria d’Arte Moderna. In autunno importante personale al Museo Nazionale Cinese di Pechino.

Inizia il 2004 con due importanti mostre personali: Vilnius, Lituania, al Ciurlionis National Museum of Art e a Canton, Cina, al Guang Dong Museum of Art di Guangzhou. Mostra personale “Homo Ludensil gioco a Palazzo Doria, Loano. Una personale al Moscow Museum of Modern Art, poi al Museo dell’Accademia di San Pietroburgo.

Il 2005 inizia con una personale al Poldi Pezzoli di Milano, poi vi è un ritorno al cinema con l’ideazione di “Dentro e Fuori/un ritratto di Angelo Pezzana” prodotto dal Museo Nazionale del Cinema di Torino; l’illustrazione di “Mille e una Notte” in edizione pregiata; una personale al Museo del Mare di Genova. Un’ideazione artistica di rilievo internazionale con “Progetto Italiana”, filmato prodotto da Cinecittà, testimonial Giancarlo Giannini.

2006: immagini video e vetrofanie di Nespolo ideate per la Metropolitana di Torino, due mostre personali in occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006 (Galleria Carlina e Centro Arte La Tesoriera). Le illustrazioni, con un filmato, di “Piú veloce dell'aquila” una favola sulla campionessa mondiale di sci Stefania Belmondo.“Casa d’Arte Ugo Nespolo”, rassegna di dipinti, vetri, tappeti, ceramiche e bronzi alla Galleria Bianconi di Milano. Alla Basilica di San Francesco ad Assisi la cerimonia di Natale vede un volo di bianche colombe ideate da Nespolo come simbolo di pace.

Per il 53° Festival Puccini 2007 la Fondazione del Festival Pucciniano affida a Nespolo l’ideazione e realizzazione di scenografie e costumi della “Madama Butterfly” nonché di un filmato artistico sull’opera. Il Comune di Siena ha conferito incarico all’artista di disegnare il “Drappellone” per il Palio di Agosto 2007. Per il Museo Nazionale del Cinema di Torino l’ideazione artistica di “Superglance”, un cortometraggio con testi in collaborazione con il poeta Edoardo Sanguineti. La mostra personale “My way” viene inaugurata ad Alba presso il Palazzo Mostre e Congressi in contemporanea alla Fiera Internazionale del Tartufo. Ancora una personale a cura del Comune di Siena presso il Palazzo Pubblico Magazzino del Sale.

2008: La De Agostini di Novara gli affida la realizzazione di “Nespolo legge Dante”, un prestigioso trittico a tiratura limitata per la lettura della Divina Commedia attraverso l’arte figurativa. Una personale alla Walter Wickiser Gallery, New York a tema prevalente i “Musei” di Nespolo. Il Museo del Cinema di Torino ospita una mostra antologica sull’attività dell’artista nell’ambito cinematografico. Su invito della Direzione di Palazzo Grassi a Venezia partecipa con due opere alla mostra “Italics: Arte Italiana fra tradizione e rivoluzione, 1968-2008” organizzata in collaborazione con il Museo di Arte Contemporanea di Chicago.
La 48a Mostra della Ceramica di Castellamonte inaugura il “Monumento alla Stufa” opera permanente di Nespolo per il Comune piemontese. Castellamonte gli dedica in contemporanea una mostra personale a Palazzo Botton.
Vetrate ed arredi scultura per la nuova Parrocchia di Maria Vergine di Borgaro Torinese.

2009: Mostra Antologica “Nespolo, ritorno a casa” presso il Museo del Territorio Biellese, Biella: un prestigioso riconoscimento della terra natia al suo percorso artistico.
Novantiqua” (8/10/2009 – 10/01/2010). Il Museo Nazionale del Bargello di Firenze dedica la sua 1ª Mostra d’Arte Contemporanea a Ugo Nespolo con questa personale di 40 opere.
La Campari festeggia i suoi 150 anni di attività con l’arte di Ugo Nespolo alla Stazione Centrale di Milano. Il Comune di Pontedera affida all’artista il “Cantiere Nespolo”, progetto di interventi effimeri ed opere permanenti in loco.
Estate 2010: mostra personale a Villa Bertelli di Forte dei Marmi promossa dal Comune.
“Il Numero d’Oro” (Utet – De Agostini), libro d’artista realizzato da Nespolo in 425 esemplari e dedicato al tema della proporzione aurea. Esposto al Museo Poldi Pezzoli di Milano, ha riscosso entusiasti ed apprezzati consensi di stampa e critica d’arte.

 

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per contattare il curatore Nicola Davide Angerame : 349 59 36 612

 

 

 

 

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