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COMUNE DI ALASSIO
ASSESSORATO ALLA CULTURA

MAURIZIO GALIMBERTI
POLAROID PORTRAITS 1993 - 2007

EX CHIESA ANGLICANA DI ALASSIO

23 giugno - 22 luglio 2007

inaugurazione sabato 23 GIUGNO 2007 ore 19

a cura di Nicola Davide Angerame

Ex Chiesa Anglicana - Via Adelasia 10, Alassio
ingresso libero - orario mostra da giovedì a domenica dalle 19 alle 23
catalogo in galleria

per interviste all'Assessore alla Cultura dott.ssa Monica Zioni 335 57 34 521

per contattare l'artista o Nicola D. Angerame : 320 43 40 446

Ufficio stampa : chiesaanglicana@libero.it

www.mauriziogalimberti.it

Presso la ex Chiesa Anglicana di Alassio s'inaugura sabato 23 giugno 2007 alle ore 19 la mostra personale del fotografo italiano Maurizio Galimberti. La mostra è patrocinata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Alassio ed è a cura del critico d'arte Nicola Davide Angerame. Resterà aperta fino al 22 luglio 2007, osservando l'orario di apertura da giovedì a domenica dalle ore 19 alle 23, con ingresso libero e catalogo disponibile in galleria. Si ringrazia per la collaborazione la Galleria d'arte Photo&Contemporary di Torino.

La mostra presenta una selezione di "ritratti mosaico" eseguiti da Galimberti in 14 anni di lavoro. Si tratta di circa venti ritratti di celebrità del mondo dello spettacolo e della cultura: Sting, Goran Bregovic, Lucio Dalla, Angelica Huston, Wim Wenders, Valeria Golino, Marco Ferreri, Umberto Eco, Lalla Romano, Mimmo Rotella, Sebastiao Salgado, Andres Serrano, Leo Matiz, Franco Grignani, Moran Atias, Eva Robbins e una "Venere" d'imponente bellezza.

Il ritratto di Lucio Dalla presentato ad Alassio apparirà sulla copertina dell'ultimo album del cantautore dal titolo "L'incontrario di me", in uscita la settimana successiva all'inaugurazione della mostra alassina.

L'ARTISTA

Artista di fama internazionale, Maurizio Galimberti nasce a Meda, provincia di Como, 48 anni fa. Esordisce utilizzando una fotocamera Widelux per poi passare alla Polaroid, diventando ideatore dello specifico movimento Polaroid Pro Art . Grande sperimentatore, e autore di una fotografia manipolata "pittoricamente", Galimberti è soprattutto noto per i suoi ritratti ed i paesaggi a "mosaico". Ai ritratti, l'artista dedica dal 1993 buona parte della propria ricerca. Celebrità della cultura e dello spettacolo sono da lui colte sotto una nuova luce.

Galimberti è anche il ritrattista dei divi di Hollywood, grazie alla sua assidua collaborazione con la Mostra del Cinema di Venezia.

La sua fotografia, fatta di ritmo, di prospettive molteplici e di movimento, risente delle lezioni del Cubismo e del Futurismo. Nel 1992 ottiene il prestigioso ''Gran Prix Kodak Pubblicità Italia''. Nel 2000 ha realizzato una mostra itinerante, della serie ''I Maestri'' per KODAK ITALIA.

Creatività e progettualità si esprimono anche nel ''Mosaico Fotografico'', una tecnica ''reinventata'' e adattata soprattutto nei personalissimi ritratti eseguiti nel mondo dell'arte, moda, cultura.

E' stato ''Instant Artist" POLAROID, e ideatore della ''Polaroid Collection Italiana''. Collabora con ''CARTIER ART MAGAZINE" .

Per conto della Società Calcio A.C. MILAN, ha realizzato un lavoro di ritratti denominato ''Il Milan del Centenario", presentato in una mostra al palazzo della Triennale di Milano nel Marzo 2000.

Per NOKIA Italia ha realizzato una ricerca artistica con il telefonino.

Per JAEGER LE COULTRE ha realizzato  immagini creative per il prestigioso volume della manifattura, a cura di Franco Cologni.

Per FIAT auto  ha realizzato il  calendario 2006.

Per EDIZIONI CONDE' NAST "Vogue Gioiello" ha realizzato nel settembre 2006 un volume speciale sui personaggi dei gioiellieri italiani.

E'''Visiting Professor" alla Domus Academy di Milano e all' istituto Italiano di Fotografia di Milano e allo spazio FORMA di Milano, inoltre tiene numerosi stage creativi durante i più importanti work shop fotografici.

Nel gennaio 1999 nelle classifiche di merito stilate dal prestigioso mensile italiano ''CLASS", è risultato primo dei foto-ritrattisti italiani.

Il 27/09/03 la prestigiosa rivista inglese ''The Times Magazine'' ha dedicato l'intera copertina a un ritratto dell'attore americano Johnny Depp realizzato in occasione del 60° Festival del Cinema di Venezia. Ha collaborato con la prestigiosa ''Fondazione delle Arti e dei Mestieri Cologni"alla realizzazione del volume"IL FOTOGRAFO, MESTIERE D'ARTE"a cura di Giuliana Scimé edito da Il Saggiatore. Nell' ottobre 2003 e' uscito il volume ''MADE IN ITALY viaggio con Polaroid'' edito da LOGOS Modena. Nel Dicembre  2003 e' uscito il volume  "IL GIARDINO D'INVERNO" , a cura di D. Curtis, Edizioni  CONTRASTO extra Nel luglio 2004 è uscito il volume ''NAPOLI ISTANTANEA'' a cura di G. SCIME' edito da LOGOS MODENA. Nel settembre 2004 è uscito il volume ''INSTANTANEO...VENEZIA PLANET...'' a cura di I. ZANNIER edito da BUGNO ART GALLERY. Nelll' Ottobre 2005 e' uscito il volume  "METACITTAFISICA" , a cura di R. Mutti, Edizioni  CONTRASTO extra. Nel 2006 sono usciti tre volumi della serie: "I quaderni di Maurizio Galimberti". Nel febbraio del 2007 è uscito il volume "New York Polaroid." a cura di G. Scimè edito da Damiani. Sue opere fanno parte delle più importanti collezioni di fotografia.

"Quest'anno si celebrano i 60 anni della Polaroid - sostiene Monica Zioni, Assessore alla Cultura di Alassio - Ia macchina fotografica che ha rivoluzionato le vite di intere generazioni. Con la sua istantaneità, questo sistema inventato nel 1947 dallo scienziato Edwin Land ha alimentato una "mania" popolare per la fotografia attirando anche l'attenzione di artisti famosi, tra cui Helmut Newton o Andy Warhol. In tale occasione Alassio ha voluto invitare in una mostra personale uno dei massimi interpreti mondiali della Polaroid, Maurizio Galimberti, il fotografo che ha inventato un nuovo modo di usare questo strumento. Tra tutti i lavori del celebre artista, i "ritratti a mosaico" dedicati a personalità di spicco dello spettacolo, della cultura e della moda rappresentano una delle novità più interessanti nel panorama artistico attuale, confermata da un successo internazionale e dal consenso ottenuto presso la critica " .

(Estratto da testo in catalogo)

Il volto come teatro dell'Io
di Nicola Davide Angerame

Il ritratto è da sempre una forma d'arte privilegiata capace di catturare la Storia , il mondo e noi stessi nelle infinite espressioni dei volti. Senza l'arte del ritratto, oggi non avremmo idea delle dolorose vicissitudini interiori di un Rembrandt (Autoritratto) o delle impennate amorose di un Picasso (Dora Maar); ci mancherebbe la follia di un Van Gogh (Autoritratto del Museo D'Orsay) e perfino l'angoscia di un Munch (L'Urlo); perderemmo la fragile bellezza muliebre di un Klimt (Ritratto di Adele Bloch-Bauer), la grazia di un Raffaello (Autoritratto) o l'ingegno di un Leonardo ( La Gioconda ). Senza il ritratto vivremmo in un mondo più buio, lontano dagli esempi esistenziali dei nostri avi tramandati nelle pieghe dei loro volti e nelle luci dei loro sguardi.

Ma come si può, oggi, ritrarre ancora un volto, specie se è quello di personaggi illustri della cultura e dello spettacolo? Il sistema dei mass media ne ha riprodotto le linee e le espressioni all'infinito, dopo che il Novecento ha celebrato la nascita dello star system con le sue icone, da Marylin a Mao a Einstein, con i volti immortalati e ingigantiti della politica, dello spettacolo, della scienza e dello sport. Il novecento è stato il secolo dei ritratti. Li abbiamo visti sui grandi schermi del cinema, sui rotocalchi, in televisione e sui siti internet. Il "culto della personalità", studiato dai totalitarismi e adottato poi dalle democrazie, si è alimentato di ritratti. Artisti e fotoreporter hanno continuato a produrne per la nuova committenza: le masse popolari target della nuova industria culturale.

Di fronte a questa messe d'immagini e di ritratti, Maurizio Galimberti ha trovato una strada propria e originale per giungere nei luoghi ancora sconosciuti di volti arcinoti, presentando una nuova concezione del ritratto fondato su un utilizzo singolare della Polaroid. Questa macchina fotografica ha reso istantaneo il mondo della fotografia e rivoluzionato la nostra cultura quando sessant'anni fa vide la luce, permettendo a qualsiasi principiante d'immortalare il proprio mondo in totale autonomia e istntaneità. Galimberti la utilizza da quasi vent'anni, sperimentando di continuo ogni sorta di manipolazione artistica sulle migliaia di reazioni chimiche che la macchina sfrutta. Ha pubblicato libri su alcune delle principali città del mondo, ma forse, come dice lui, passerà alla storia dell'arte come il fotografo dei ritratti mosaico. In essi Galimberti fa proprie le lezioni del Bauhaus, del Cubismo e del Futurismo, applicandole ad un mezzo che queste avanguardie non hanno conosciuto. I suoi ritratti catturano sul piano bidimensionale della fotografia le tre dimensioni del reale, rendendola "scultorea" e poliprospettica. Includendo diverse prospettive possibili in una sola immagine, Galimberti ottiene una galleria di ritratti post-moderni dove il Soggetto non è più quello monolitico della fotografia classica, ottenuta da un singolo punto di ripresa. Offrendosi a noi sotto molteplici e contrastanti "punti di vista", che si amalgamano magicamente in composizioni dai ritmi rigorosi, i volti ritratti da Galimberti potrebbero essere la giusta illustrazione dell'Uomo del XX secolo in quanto somma di identità spesso in contrasto: un essere complesso la cui descrizione non può avvenire in un'immagine "semplice" ma necessita di continue allusioni alla moltplicità ed alla frammentazione. Da questi caratteri umani moderni, Galimberti riesce a distillare ritratti sfuggenti, lievi, eppure monumentali, grazie anche alla composizione delle tessere del mosaico in ritmi rigorosi. Il gusto per la geometria e la padronanza della luce immergono i volti dentro atmosfere aggraziate ed eleganti. Il movimento è incalzante come una danza o una sinfonia. I frammenti esplodono, fluiscono e impazzano, oppure si aprono come fiori che sbocciano o scendono in cascate imponenti. Grazie alla singola foto istantanea, usata come tessera di un mosaico più grande, l'artista ritaglia nel volto tutta una serie di dettagli, incidendoli con la sua "macchina" come se questa fosse lo scalpello di uno scultore. A volte moltiplica questi dettagli, li affianca, li ripete, ma mai uguali a se stessi, sempre un poco diversi, sfaldati, sfrangiati, come se il muoversi del tempo impedisse all'obiettivo di stare fermo nella sua posizione. Come se la macchina fosse il pennello di un meticoloso pittore. "Panta rei", tutto scorre dice Eraclito, e Galimberti ne tiene conto nel suo fotografare, scorrendo sui volti con la frenesia ordinata di un compositore barocco o di un alchimista rinascimentale. Poi questi dettagli li fa fluire in un "racconto interiore", in una confessione silente. Sono immagini calde senza essere partecipi, sono esistenziali senza essere intimiste, sono essenziali senza essere scarne e sono monumentali senza essere retoriche. I soggetti vi si riconoscono. " Nella mia forza e nelle mie fragilità ", come dice Jonny Depp dopo aver preso visione di ciò che è sortito dal suo incontro con Galimberti. L'immagine viene poi pubblicata sulla copertina del Time Magazine di Londra.

Per l'artista comasco il volto è un teatro sul quale si consuma il dramma della vita. Esso basta a se stesso, ma necessita anche di uno studio profondo, di un processo di "ricostruzione" del volto e quindi dell'identità, in un tempo come il nostro in cui il volto è ridotto a semplice "immagine", quella pubblicitaria e dell'autopromozione. Galimberti invece ne cerca la verità, dovesse anche scompaginarlo, inciderlo, frantumarlo per poi ricostruirlo secondo le regole auree che ha perfezionato nel corso dei quindici anni passati a cercare il proprio modo di ritrarre.

Nella fotografia d'arte, il ritratto gode di ottima salute e si offre sotto molteplici approcci, come dimostrano i successi planetari dell'autoritrattistica provocatoria di Cindy Sherman o di quella ironica di Yasumasa Morimura, del ritratto generazionale di Nan Goldin o di quello etno-filosofico di Shirin Neshat. Ma si tratta sempre di una fotografia a senso unico di marcia, con un solo punto di vista. I Polaroid Portarits di Maurizio Galimberti appartengono a un genere differente che potremmo chiamare "foto-scultura" per le sue capacità di sviluppo prospettico, capace di cogliere un volto frontalmete e di profilo, dal basso e dall'alto in una sola immagine. Come su di una scena teatrale, dove il dramma si consuma in una polifonia di voci: quelle degli attori-personaggi in "incerca d'autore", smarriti dettagli di un complesso che appare ordinato soltanto se visto dalla giusta distanza in tutta la sua pienezza. La distanza di noi spettatori.

(commenti e pensieri di Maurizio Galimberti, in catalogo della mostra)

La polaroid è un mezzo che non ti fa addormentare.

Sono intollerante verso altri mezzi, quando ho in mano una digitale mi sembra estranea.

Quando ritraggo qualcuno cerco il coinvolgimiento emotivo. Se è una personalità, appartiene alla mia memoria quindi ho nei suoi confronti più attenzione. Divento rapace e desidero cogliere tutte le sensazioni che mi suscita.

Nei miei ritratti cerco sempre di mettere in campo le mani per creare un ritmo.

I capelli sono un elemento un poco estetico, permettono di dare teatralità al volto, ne sono la scenografia.

Non amo usare l'oggetto nel ritratto perché diventa quello che Roland Barthes chiamava il "punctum". Trovo che sia accademico. A raccontare la persona basta il suo volto.

A volte dimentico di essere un ritrattista, il mio mezzo permette di fare molte cose e le ho fatte. Ora vorrei fare ritratti molto grandi e teatrali.

Devono sempre catalogarti. Se passo come colui che fa le polaroid mi sta bene ma darmi del ritrattista trovo sia riduttivo.

La mia passione per la Polaroid nasce nel 1983, dopo sette anni in passati in camera oscura.

Se non avessi incontrato la storia dell'arte ora starei fotografando ancora agricoltori brianzoli che mietono il grano, a patto che esistano ancora.

Mi spiace spiazzare.

La tridimensionalità delle mie foto è legata al Nudo che scende le scale di Duchamp.

Quando ho una persona davanti il primo approccio mi affascina, poi perde qulcosa sapendo che deve fare un ritratto.

La posa della persona ritratta non è mai una posa caratteriale ma è gestuale, inerente al movimeto che le faccio attorno.

La cosa che mi affascina è che appoggiando la macchina sul volto della persona sei costretto ad entrare nel suo intimo.

Con me il soggetto non riesce a darsi un atteggiamento.

Per fare i ritratti uso una variante del "collector", da me studiata con un ingegnere Polaroid, che serviva per fotografare francobolli e monete. Facemmo ricerche per un mese e ottenni un attrezzo con cui poter stare a dieci centimetri dal viso del mio soggetto.

Di Lalla Romano mi affascinava il suo essere scrittrice e pittrice in contatto con la storia d'Italia e con la sua cultura.

Sting nella mia memoria era un asceta. Lo incontrai a Venezia che suonava il liuto nella sua suite d'albergo.

Lucio Dalla, ho cercato di fare un giro dentro la sua persona. A lui è piaciuto e ha usato l'immagine come copertina del suo nuovo cd, intitolato "Il contrario di me".

Ad Angelica Huston dava fastidio avere uno con una scatola che le stava addosso. Per questo facemmo pochi scatti.

Emir Kusturica si fece fotografare l'occhio e se ne andò dicendo questo sono io. Goran Bregovic invece non voleva più smettere, rimase totalmente affascinato.

Quando l'ha vista, Jonny Depp mi ha detto: questa è la più bella foto che mi hanno fatto, ci sono io con la mia forza e la mia fragilità.

Umberto Eco aveva pochissimo tempo ma è stato molto disponibile ed è rimasto abbastanza divertito. Eravamo in giardino e ho pensato di portare alla luce uno scrittore che per me aveva a che fare con luoghi bui come i conventi.

Quando lo incontrai, Sebatiao Salgado era occupato con il proprio figlio. Ho voluto fotografarlo da padre.

Andres Serrano, ero a casa sua e aveva tutti questi scheletri, ti sembrava di essere in una chiesa. L'ho fotografato con un teschio che gli somiglia.

Mimmo Rotella si fece truccare e vestire come un boss. Con lui fu un gioco, che però metteva in evidenza la sua vera natura di trasformista legato al mondo del cinema. Volevamo anche fare un manifesto che lui avrebbe strappato. Il titolo sarebbe stato Rotella strappa Rotella.

Wim Wenders era a casa dei Cartier a Venezia. Rimase affascinato dalle mie polaroid sul viaggio in Italia. È istrionico, camaleontico, estremamente intelligente. Il suoritratto è piccolo ma sintetico.

Marco Ferreri stava male ma aveva molta grinta. Con lui c'era anche Citto Maselli che mi disse: ma guarda se un brianzolo doveva avere una idea così quando io uso da una vita la Polaroid.

La luce del volto di Marco Ferreri, ecco al forza del ritratto. Quella di una luce che resta per sempre.

Ora sto facendo un lavoro sulle tavole con cui Jim Dine illustra un libro di Pinocchio. Con la tecnica del mosaico le sue pere prendono un'altra vita e forma diversa. Assumono tutta un'altra sembianza. Questo mi piace.

 

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